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Covid-19. Conseguenze neurologiche

Covid-19: conseguenze a livello neurologico?

Sono due anni che conviviamo con il Covid-19, il virus che ha causato una pandemia con conseguenze disastrose. Stando alle ultime notizie, il 31 marzo dovrebbe concludersi lo stato di emergenza.

Ma quali conseguenze porterà nel tempo il coronavirus sul nostro organismo? È quello che si sono chiesti i massimi esperti e ricercatori nel campo della neurologia e, in questo articolo, abbiamo cercato di riassumere le scoperte scientifiche e gli studi clinici in merito.

Covid-19: i pazienti lamentano disturbi neurologici di vario tipo

Quasi il 40% dei pazienti che hanno contratto il Covid-19, ha affermato di aver sofferto, in seguito, di disturbi neurologici di vario tipo ed entità. Tra quelli più comuni e lievi troviamo:

  • mal di testa
  • disturbi della percezione di gusto e olfatto
  • offuscamento della mente
  • disturbi della memoria

Tra i disturbi più gravi invece:

  • danni cerebrali diffusi di tipo infiammatorio o metabolico a comparsa acuta (encefalopatie tossiche-metaboliche)
  • ictus cerebrale
  • crisi epilettiche
  • Sindrome di Guillain-Barrè

Come è possibile che il Covid-19 possa portare effetti di questo tipo sul sistema nervoso?

La maggior parte degli studi è concorde nell’affermare che, dopo aver valutato la presenza del SARS-CoV-2 nel liquido che permea il sistema nervoso centrale, il liquor cerebrospinale, nei cervelli di pazienti deceduti per Covid-19, non vi sono evidenze di un’invasione diretta. L’ipotesi di invasione diretta, tuttavia, è ancora al vaglio poiché i recettori ACE-2, a cui il coronavirus si lega per entrare nell’organismo ospite, ricoprono sia le cellule dei bulbi olfattivi, al di là della mucosa nasale, sia quelle del tronco encefalico, che si trova alla base del cervello.

Tuttavia, studi clinici e ricerche scientifiche hanno dimostrato l’effetto indiretto del Covid-19 sul sistema nervoso. Prima di tutto attraverso i problemi respiratori. Questa insufficienza, infatti, comporta un ridotto apporto di ossigeno e, di conseguenza, danni cerebrali dovuti all’ipossia.

Anche la risposta infiammatoria può essere un effetto indiretto per il quale il coronavirus agisce sul sistema nervoso. In che senso? Nel momento in cui il virus attacca l’organismo, questo tenta di difendersi con una risposta infiammatoria. Quando questa risposta è appropriata il paziente è difeso. Ma quando uno stato infiammatorio si protrae nel tempo, la risposta è insufficiente, sregolata ed eccessiva e rende la barriera ematoencefalica più debole. Tale barriera dovrebbe proteggere il cervello impendendo l’ingresso di sostanze tossiche presenti nel sangue. Se tale barriera è debole, l’”invasione” è praticamente automatica. Questo innesca una neuro infiammazione che potrebbe indurre un danno cerebrale.

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